La guerra; una bambina piccola sfollata in un paesino; un padre medico e artista che rimane in città.
Dalla lontananza, dall’affetto, forse dalla necessità di esorcizzare la tragedia incombente, nascono le storielle - allegramente surreali, talvolta favolosamente efferate - della Piso e oggi questo libro delizioso: che ci restituisce col sapore dei primi anni ‘40, la poesia e la grazia di un paradossale epistolario, una vivace fantasia
creativa, la freschezza e il garbo di disegni festosamente colorati a pastello, spesso gettati giù sul retro di una ricetta o sulla carta velina: insomma un involontario esempio di spigliato lessico famigliare e un piccolo, segreto capolavoro.
Ernesto Robecchi nacque a Milano nel 1908, secondo di cinque fratelli. Ammalato di distrofia muscolare progressiva, morì a soli 42 anni. Fu uomo di molteplici interessi: laureato in medicina, studiò il russo e le principali lingue europee; sportivo, ebbe il brevetto di pilota, praticò boxe, vela, sci, tennis; appassionato d’arte, fu ottimo pittore dilettante.
Il senso dell’umorismo, di cui era spiccatamente dotato, non gli fu tolto nemmeno dalla malattia ed è ben presente in queste filastrocche, scritte nel periodo della guerra per la figlia Mariasilvia, sfollata a Cima sul lago di Lugano.
Dalla lontananza tra padre e figlia, dall’affetto, forse dalla necessità di esorcizzare la tragedia incombente, nascono deliziose storielle della Pino e oggi questo libro: spero che ci restituisca, col sapore dei primi anni ’40, l’eterna freschezza degli affetti. ■
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Ed ecco il fratello che disegnava lo scarabocchietto sulle vecchie foto di famiglia in cui Brunella non poteva apparire perché non ancora nata...