sabato 14 agosto 2010

Rosso di sera


Un ragazzo sensibile, solo, ferito; un ragazzo che vive la sua adolescenza erigendo un muro tra sé e la sua famiglia, incapace di superarlo per cercare di capire e di farsi capire. 
Riesce a far breccia nella sua corazza una ragazza giovane e altrettanto, se non di più, sola e ferita: dall`incontro di questi giovani cuori viene felicità, amore, dolcezza, struggimento; "mi toccava il cuore con dita come di gelsomino" recita incredulo, stupefatto, il nostro Rosso, chiamato così per il colore dei suoi capelli. 
Ma la realtà, la dura, fredda, crudele realtà si fa avanti, anche se non si vuole, anche se si cerca di ignorarla... 
Un amore giovane, drammatico, senza speranza; un`altra storia tenera e umana della compianta, sempre amata Brunella Gasperini, che apre una finestra sul mondo sconosciuto dei giovani. 


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1 commento:

  1. copio un frammento che ho trovato in giro:

    «Vuoi la mia giacca?»
    Me la tolsi e gliela misi addosso; lei ci si rannicchiò come in una coperta, ridendo. Così le uscivano solo faccia e un piede.
    «Perché non porti le scarpe?» chiesi stupidamente. «Con tutte quelle spine...»
    «Mica mi faccio male.» Sporse il piede verso di me, agitando le dita: «Vedi? Non ha neanche un graffio. In compenso ha freddo. Me lo scaldi un po'?»
    Tenni il suo piede tra le mani; era sottile, e tremava. Pensai: trema perché ha freddo, e non ci credetti. Chiusi gli occhi, con tutti i pensieri che si frantumavano.
    «Con quante ragazze hai fatto l'amore?» lei chiese, non so dopo quanto.
    «Con nessuna» dissi. Ma senza sentirmi ridicolo. Non tanto.
    «Neanche mai provato?» lei disse.
    Tirai fuori dalla memoria quella volta che avevo circa baciato Elena Rizzi, cioè che lei aveva circa baciato me, al ritorno di una gita semiscolastica nel pullman buio, con tutti che dormivano o si baciavano, e di colpo avevo sentito il suo corpo caldo pesarmi addosso, la caviglia intrecciata alla mia, le labbra umide sul mio collo, e avevo pensato a tutte le cose che lei aveva fatto con gli altri e che anch'io avrei potuto fare adesso, solo se avessi girato la testa; ma non l'avevo girata. E tutte le altre volte, con Claudia Rossi sulle scale dopo una festa, con Maura Zardi al fiume, con Giannetta dietro le cabine, tutte le volte che mi sarebbe bastato girare la testa o tendere una mano, e non avevo teso né voltato niente, a costo di sentirmi cretino e farmi dileggiare e chiamare San Rosso Vergine e tutto. Adesso ero contento di non averlo fatto. Perché mai avevo provato la millesima parte di quel che sentivo adesso, con quel piccolo piede tra le dita e quell'odore di muschio e di capelli neri.
    «Neanche mai baciato nessuna?»
    Scossi la testa.
    Mi carezzò la guancia con l'alluce. «Neanche su un piede?» mormorò.
    A occhi chiusi, il cervello spappolato, glielo baciai, dito per dito. Era come baciarla tutta, fresca, accesa e straniera, dito per dito.
    «Vieni qui» disse la sua voce nel buio, sottile, un po' roca.
    Mi ritrovai con la faccia immersa nei suoi capelli serici e bui, e pensai che l'amore era terribile.
    «Rosso,» diceva con una specie di piccolo gemito «Rosso che non ha mai baciato nessuno... Mio.» Si scostò, mi prese la faccia tra le mani: «Mi guardi?» pregò.
    Ma non potevo. Lei non sapeva quel che provavo, la violenza, il ritegno, l'incanto. Non potevo.

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