venerdì 30 dicembre 2011

Ricordi in rete: Anzeledda sul suo blog

Ah, una volta queste cose non succedevano!


Metteteci dentro tutti i più efferati fatti di cronaca, quelli per cui si aprono le Porte più importanti, si fanno dibattiti, discussioni su dove andremo a finire.
Aggiungete che è tutta colpa della televisione, la degenerazone dei costumi, i videogiochi, gli omossessuali, la laicizzazione della società e dei giovani d’oggi.
Una volta sì che queste cose non succedevano, nei cattolicissimi anni sessanta, nella tranquilla periferia italiana, nel laborioso nord e nel religioso sud.

Ricordi in rete: sul blog femminista Me-Dea

Autodeterminazione 1978-2011

Brunella Gasperini, scrittrice e giornalista milanese scomparsa nel 1979, per circa 25 anni tenne sulla rivista “Annabella” una pagina di colloqui, seguitissima dalle lettrici, e anche dai lettori che forse un po’ superficialmente, e sbrigativamente, si potrebbe etichettare come posta del cuore
Negli anni immediatamente precedenti l’approvazione della legge 194 che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza, a fronte dei circa tre milioni di aborti clandestini l’anno e della forte, continua e appassionata mobilitazione delle donne, anche il tema dell’aborto irruppe tra le pagine dei settimanali femminili borghesi, tra ricette e consigli di bellezza e abbigliamento, divenne così oggetto di accesa discussione, spesso di scontro, e soprattutto fu, finalmente, nominato.
Aborto. Di aborto si muore, dicevano le donne.
Riproponiamo, grazie ad una amica, e compagna, che ha conservato i numeri di Annabella, in particolare quelli usciti tra il 1976 e il 1978, alcuni stralci delle risposte, anche decisamente scomode, di Brunella Gasperini alle lettere delle lettrici che affrontavano l’affaireaborto: le condividiamo con voi, sottolineandone, come sempre, l’attualità.
A più di trent’anni di distanza i nodi sono gli stessi, e anche gli attacchi.

lunedì 26 dicembre 2011

Ricordi in rete: Lucilla sul blog di Ci

Brunella Gasperini. Una donna e altri animali.

Brunella Gasperini scrisse per Annabella romanzi a puntate e la rubrica della posta del cuore.
A dirlo così, ci si potrebbe aspettare una insipida lettura fatta di trame rosa trite e ritrite, di luoghi comuni, lieti fine e di risposte accondiscendenti a lettere di casalinghe in crisi.
Ma Brunella era diversa.

Tanti auguri a tutti!


Vi auguro buone feste da S.Mamete sotto la neve...

domenica 11 dicembre 2011

Ricordi in rete - Carlo Santulli

Gli uomini, si sa, non leggono la letteratura femminile. Si sa, perché il più delle volte lo dichiarano loro stessi, quasi con sdegno. Specie se sono quelli un po’ intellettuali, cui piace essere aggiornati, à la page, come si dice. Ci sono dei casi (tanti, davvero) in cui sbagliano. Ma non diteglielo, se potete.
Così, si sbagliava quel “marito di sua moglie”, dal titolo di una novella di Brunella Gasperini, che non ce la faceva a tornare a casa, dalla moglie, che faceva tutto come dieci donne (ridere, piangere, scrivere, ecc.), e preferiva una ventenne, morbida, magari la tipica cassiera di un bar, anche se per continuare a guardarla dobbiamo riempirci lo stomaco di bitter, che non ci piacciono mica poi tanto, ed ovviamente pagarli.

Ricordi in rete - Gianna Messori

E’ giovedì e piove a dirotto. In libreria hanno messo uno stuoino supplementare appena dentro. I due che mi precedono, lo saltano entrambi. Non c’è il cartello: SALTARE LO STUOINO. Ma non c’è neppure il cartello: PULIRSI I PIEDI. Io, però, se mi mettono davanti uno stuoino, mi pulisco i piedi. Be’, semmai le scarpe. A voler sottilizzare, la suola delle suddette scarpe.
I libri sono in ordine alfabetico per autore e li scorro con gli occhi negli scaffali, da sotto insù e viceversa. Sono arrivata alla I e torno indietro. Alla G ho visto qualcuno o meglio qualcuna. Una vecchia amica: Brunella Gasperini.

sabato 10 dicembre 2011

Maria Fiorella Belli parla di Neruda (e di Brunella)

Ho incontrato Pablo Neruda in un periodo non facile della mia vita. Avevo 14-15 anni e a causa di una lunga permanenza a letto, leggevo, o per meglio dire, divoravo ogni sorta di pagina scritta. Un’ amica di mia madre mi portò un libro di Brunella Gasperini intitolato “Rosso di sera” e trattava della difficoltà, quasi sempre dolorosa del diventare adulti. Analizzava in modo mirabile, il difficile passaggio dall’adolescenza alla giovinezza di Rosso, un timido e introverso ragazzo, che metteva nel suonare la tromba, tutta la disperazione e l’infelicità che gli procuravano i difficili rapporti con i genitori e gli adulti in genere.
Descriveva anche l’amore, il primo amore tra Rosso ed una strana ed affascinante ragazza, con molti problemi di relazione. I due ragazzi si vedono di nascosto, la sera, nella legnaia di una villa abbandonata in riva al lago. Nel descrivere i loro stati d’animo, le prime scoperte e le paure che sempre accompagnano anche i momenti più belli, trovai questi versi:

continua a leggere qui   (indirizzo originale)

mercoledì 7 dicembre 2011

ma guarda che si scopre...

Qui potete leggere che la nipote di Brunella (nipote in quanto figlia dell'unica sorella Maria detta Mimma) sarebbe Una Chi (che per lungo tempo rimase pseudonimo non riconducibileBruna Bianchi), autrice dello "scandaloso" romanzo erotico E duro campo di battaglia il letto, "fenomeno letterario" (proprio per il mistero su chi fosse l'autore/autrice) del 1994...

sito ufficiale di Una Chi

martedì 6 dicembre 2011

Aspesi su Repubblica (1997) - Recensione a "Più botte che risposte"


PIU' RANDELLAVA E PIU' ERA AMATA ECCO BRUNELLA NOSTRA MAESTRA


Dilagano le poste, del cuore e dei cattivi umori, su ogni mezzo di comunicazione, da Internet alle pagine locali dei quotidiani, e infuriano emozioni aggrovigliate e scemenze disarmanti, incuneate tra Bicamerale e pedofilia, pensioni di anzianità e delitto all' università, forze armate e modauomo. Il cuore umano o disumano resta impassibile davanti alla frenesia degli eventi talvolta troppo truculenti per non essere smentiti qualche giorno dopo: magari la gente se ne commuove e si indigna un po', ma comunque sempre meno, tanto il giorno dopo ci sarà un' altra raffica di orrori così eccezionali da accadere quotidianamente.

giovedì 1 dicembre 2011

Amore sotto la pioggia

Racconto di Brunella Gasperini


Se Dio vuole, caro!“, disse Laura voltandosi. Era in piedi vicino alla finestra, snella e preziosa nel suo perfetto vestito, la bocca rossa piegata in un quieto sorriso. “Temevo che fossi stato bloccato anche questa volta“.
Marcello venne a sfiorarle la guancia con le labbra. “Il tempo di cambiarmi e di levarmi di dosso l'odor di clinica, e partiamo. Ti prometto che arriveremo in tempo per i cocktails”.
Promettilo a te stesso, caro”, ridacchiò Laura. “Dimentichi che sono astemia”. Dimenticava tante cose, Marcello. Laura alzò la mano a carezzargli leggermente i capelli, e il grosso brillante lampeggiò sulla sua mano sottile. “Sbrigati, caro”.

mercoledì 23 novembre 2011

Ciao, vecchia casa

Racconto di Brunella Gasperini


Giorgio finì di inchiodare il coperchio di una cassa, e disse: "Vesti i bambini, Gabriella; è ora che io li porti da Gianna. Non voglio averli tra i piedi quando verranno gli uomini".
Gabriella andò a cercare i bambini, che stavano giocando tra le casse e la polvere dei traslochi, nella stanza vicina. "Vestiti, Marco", disse al maggiore. "Papà vi porta da zia Gianna".
"Oh, mamma, volevo vedere il trasloco!".
"Non c'è niente di bello da vedere, Marco. Solo delle casse e dei mobili che vengono caricati su un camion da uomini generalmente molto sgarbati, e tutto è finito". Allacciò il cappottino di Mimma, sistemò il berrettino azzurro sulla liscia zazzeretta color miele, le baciò la punta del nasino e si rialzò. "Verremo a prendervi stasera per portarvi nella casa nuova; contenti? Giorgio, sbrigati a portarli via, qui non fanno che mangiar polvere".

sabato 5 novembre 2011

La sua voce su enciclopediadelledonne.it

Verena Mantovani

Brunella Gasperini

Milano 1918 - 1979

Bianca Robecchi, questo il suo vero nome, nasce a Milano da madre «autonoma, creativa agguerrita, senza tabù di sorta, con laurea nel cassetto, un sacco di interessi che non aveva tempo di coltivare e un talento di pianista che non aveva tempo di esprimere» e da padre «medico, miscredente, libero pensatore, pecora nera (peraltro rispettata) della nobile famiglia peraltro ripudiata» [1] .

lunedì 31 ottobre 2011

Oreste del Buono (1994)

Ecco qui le belle pagine dedicate a Brunella prima sulla Stampa e poi sul suo libro Amici, amici degli amici, maestri  (1994), dal grande Oreste del Buono, artefice della "riscoperta" e ristampa presso Baldini e Castoldi dei romanzi della Gasperini.

venerdì 28 ottobre 2011

Franco Cordelli su Sette del Corriere della Sera

Una narratrice popolare, questa l'accusa che ha sempre pesato su Brunella Gasperini. Un'offesa che a vent'anni dalla morte sembra un complimento




Tempo fa Michele Serra ha segnalato sul Corriere della Sera, tra i migliori libri di tutti i tempi, tra le mille Odissee, Divine Commedie, Bibbie ecc., Una donna e altri animali di Brunella Gasperini. Una segnalazione impegnativa. Brunella Gasperini? Chi è costei? Una donna e altri animali, dunque. In libreria si scopre che questo libro è stato ripubblicato da Baldini&Castoldi (assieme a Buio alle spalle e a Più botte che risposte). Era uscito nel 1978, l'anno di Moro, l'anno di Sciascia. L'anno prima era uscito Famiglia della Ginzburg; la Morante stava scrivendo Aracoeli. Chi era in grado di prestare attenzione a una scrittrice che s'era formata sui periodici femminili?

giovedì 27 ottobre 2011

Silvia Ballestra sul Corriere (2000)

Corriere della Sera  > Archivio >  Gasperini, e il rosa diventò «lessico famigliare»





RISCOPERTE.  DA SEMPRE CONSIDERATA UNA SCRITTRICE «POPOLARE», ORA VIENE SDOGANATA DALLA CRITICA. COME SCERBANENCO E GUARESCHI


Gasperini, e il rosa diventò «lessico famigliare»



RISCOPERTE. Da sempre considerata una scrittrice «popolare», ora viene sdoganata dalla critica. Come Scerbanenco e Guareschi Gasperini, e il rosa diventò «lessico famigliare» E' una buona annata, questa, per i lettori vecchi e nuovi di Brunella Gasperini, scomparsa nel 1979 a 61 anni. Continua infatti la ristampa in tascabile delle sue opere da Baldini & Castoldi, con l' arrivo in libreria, ora, del romanzo Rosso di sera, dopo Io e loro. All' inizio dell' anno era uscita una bella e affettuosa biografia: La rivoluzione sottovoce (Diabasis) di Marina Tommaso, ricca di notizie su Bianca Robecchi (questo il vero nome di Brunella), con, accanto a una puntuale ricostruzione storica del periodo, un' analisi dei testi assai affascinante. Ci voleva.

domenica 23 ottobre 2011

L'articolo su Erewhon (2002)

La "Posta del Cuore" ai tempi di Internet (di Elena Rossi)


La posta del cuore. Detto così sembra arcaico, roba da signorine fine ottocento che conservano le lettere legate con nastri rosa. Da signore borghesi del secondo dopoguerra che confidano i loro problemi matrimoniali a Candida o a Donna Letizia - Candida, Letizia, già i nomi erano tutta una suggestione; ci sarà stata anche Serena?

Invece no. Se digitate "Posta del cuore" nella finestra di interrogazione di un qualunque motore di ricerca, le risposte sono nell'ordine delle migliaia solo in italiano. E ci sono ragazzi e donne mature, ma anche uomini e gay, ci sono personaggi illustri come Giuliano Ferrara e Anselma Dell'Olio, e illustri sconosciuti. Per la verità, la rubrica dei coniugi Ferrara, su Caffè Europa, non deve avere avuto molto successo, visto che l'ultimo intervento, dal titolo "Sulla possibilità di essere una coppia felice pur politicamente agli antipodi, sulle donne sgobbone nella fabbrica del matrimonio e ancora su Beautiful-Benigni" è del 1999.
Ancora attivi sono Cristina che risponde da Tuttofree.com,
Maribò da Donneinlinea, Maria, da Incontri del cuore, Antonella Viale daMentelocale, Franca Pinzoni e Doktor Love nel sito Doktorlove, Serena (eccola! l'abbiamo trovata) che risponde ai ragazzi di Fuori di Testa, Sole, dal portale In... Quadra, Marta Flavi per la rubrica "Affari di cuore" su Super Eva. Solo per citarne alcuni.

Una pagina di GraZia Bordoni


Brunella Gasperini: l’amica delle donne

by: GraZia martedì, dicembre 14th, 2010
Da Wikipedia
E’ bastato un accenno casuale qualche giorno fa su Facebook per farmi venire in mente una delle cacce al dato più spietate che abbia mai compiuto in vita mia. Qualcuno ha nominato Brunella Gasperini, giornalista, scrittrice molto cara a intere generazioni di donne che per anni la seguirono sulle pagine di Novella (prima che diventasse 2000 e si dedicasse al gossip spinto) e poi di Annabella. Chiunque abbia dai 45 anni in su probabilmente se la ricorda molto bene. Parlava alle donne, alle ragazze, dalle sue pagine di posta: consigliava, sgridava, ragionava: Sempre presente, puntuale, sempre dalla parte dell’altra metà del cielo. E poi c’erano i suoi romanzi, ma soprattutto le cronache familiari: così alla fine di lei sapevamo tutto, del marito, dei figli, dei cani, della casa di San Mamete. Era un’amica.
Brunella Gasperini morì improvvisamente, per un infarto, il 7 gennaio 1979. Aveva sessant’anni.

sabato 22 ottobre 2011

Lavori in corso

Attenzione, al momento troverete un bel po' di trambusto e di cambi continui, non vi disorientate!

giovedì 20 ottobre 2011

e altri animali...


ancora da Anna Maria... Ma qui Brunella è bella come non l'ho mai vista!
da fonti molto attendibili, dovrebbe trattarsi della Peppa

Brunella e famiglia


guardate un po' Anna Maria che mi ha mandato!
... e finalmente possiamo dare un volto a Massimo!

mercoledì 3 agosto 2011

Carrie e le sue dirtypillows…


… che in italiano sono diventate sporchetette (come se fosse stata una parola sola).
E qui comincia il nostro viaggio tra le traduzioni dei romanzi di King in italiano, impresa in cui si sono cimentati diversi traduttori, con maggiore o minore successo.
Carrie è il primo romanzo di King e il suo stile era ben diverso da quello attuale. Più rozzo, forse, più diretto. Uno scrittore non ancora convinto dei propri mezzi.
Questo stile è stato ben riprodotto da Brunella Gasperini nel suo lavoro svolto per la Bompiani nel 1977, tre anni dopo l'uscita americana.
Se state leggendo questo articolo, sicuramente avrete letto il libro, se non lo avete fatto, vi invito a farlo per due motivi: 1) è un gran bel libro, e nemmeno troppo grosso; leggero da leggere; 2) vi anticiperò diverse cose della trama, quindi state attenti!
E se avete letto il romanzo, saprete che si apre con la "parte prima - doccia di sangue" (nell'originale inglese un secco "Blood Sport") che inizia con un articolo di giornale in cui c'è un'aggiunta ("Non si hanno commenti diretti") e una leggerezza: il nome della protagonista scritto come "Carrie" fin da ora, mentre King, giustamente, lo riporta per intero (Carietta), trattandosi di un articolo di giornale. Ben poca cosa comunque, abituati ormai ad errori ben più gravi.
La traduzione della Gasperini va avanti per tutto il romanzo mantenendosi fedele allo spirito e soprattutto al tono dell'originale, adattando il suo italiano al ritmo di King, con un giusto equilibrio tra schiettezza espositiva e volgarità controllata.
Tra i personaggi, chi ha la peggio, in termini di resa, sono quelli che hanno un linguaggio più colloquiale e diretto, come Billy Nolan e Chris Hangersen, l'uomo del Kelly's e così via, e in alcuni passaggi iniziali, Miss Desjardin risulta meno secca e autoritaria… ma sono limiti della nostra lingua e non della traduttrice. Raramente l'originale è alleggerito e solo in un paio di occasioni manca qualcosa rispetto all'originale. Pensiamo per esempio al crudo passo in cui King ci schiaffeggia con gli scherzi subiti da Carrie in anni e anni, beh, in italiano inizia più o meno così:
"C'erano stati tutti quegli anni: tutti quegli anni di facciamo il sacco
al letto da campo di Carrie * e nascondiamo da qualche parte
le sue mutande e mettiamole questa biscia in una scarpa…"
mentre l'originale inglese recitava:
"… let's short-sheet Carrie's bed at Christian Youth Camp and
I found this love letter from Carrie to Flash Bobby Pickett let's
copy it and pass it around
 and hide…"
mi sono preso la libertà di marcare con il grassetto la parte mancante e segnarla con un * in italiano.
La domanda è… Perché?
Censura?
E come si spiegherebbe il fatto che quando King ci dice che la Desjardin aveva vinto in una collegearchery competition in italiano ci viene detto solo "Vinto in una gara universitaria…"?
Sono piccolezze, certo… ma Perché?!
E, così come Carrie al posto di Carietta, più avanti Estelle Horan è direttamente Stella e in molti altri punti riferimenti diretti di King alla realtà americana vengono generalizzati. Quindi quando la stessa Stella si accende la seconda Virgina Slim viene generalizzato in una seconda sigaretta e quando assume "an odd pinched look, that is more like Lovecraft out of Arkham than Kerouac out of Southern Cal", in italiano si dice che "la sua faccia prende un'espressione diversa, tirata, angosciata, molto poco californiana."
Sintomi di mancato rispetto nella cultura di base e capacità di entrare in una realtà diversa dei lettori italiani? Una cosa che si potrebbe pensare della signora Gasperini quando parla di "Clave da ginnastica" traducendo "Softball bats"!
Ma, come dicevo, sono piccolezze, così come lo sono 400 morti invece di 200 (ma era preveggenza giustificata in un libro sulla telecinesi, visto che lo stesso King alla fine totalizza oltre 400 morti e 49 feriti) e la pressione sanguigna a 190-200 invece di 190-100. Piccolezze che non ammazzano lo stile globale di Carrie nella nostre lingua.
Piccole differenze e mancanze che non ci devono lasciar distrarre da una realtà concreta: e cioè che il King del 1974 è vivo e presente nella versione italiana del suo primo romanzo!
Ma dobbiamo parlare di merito della Gasperini o di demerito di King?
Non per essere ipercritico (la traduzione di Carrie non lo merita affatto), ma vorrei sottolineare un ultimo punto prima di chiudere: laddove King osa e si intravedono le ombre del suo futuro, la Gasperini non lo segue. E non parlo solo dell'unico gioco di parole che in italiano non viene mantenuto (durante la dichiarazione di parità delle due coppie durante il ballo, l'annunciatore esclama al microfono "we've got a tie" e tra i mormorii di risposta della folla, George Dawson ribatte "Polka dots or striped?" suscitando le risate generali con il suo riferimento alle cravatte), ma di tutta la lettera finale, quella firmata Melia, che in inglese è scritta in uno stile non solo non letterario, ma zeppo di errori e caduto nello slang, che ricordano (o sarebbe meglio dire anticipano) la parlata di tanti personaggi del futuro kinghiano.
La Gasperini sarebbe quindi stata capace di rendere lo stile diretto e colloquiale di Dolores Claiborne? Avrebbe mantenuto la poesia di Hearts in Atlantis?
Ovviamente non c'è una possibile risposta a questa domanda… limitiamoci a ringraziare per questa buona traduzione di Carrie.


Brunella Gasperini. (da "Italiane del novecento")


Le ex ragazze degli anni Sessanta se la ricordano bene, Brunella Gasperini. La sua rubrica di piccola posta su Annabella è stata, in quegli anni, una sorta di collettivo virtuale e allargato che prefigurava i futuri gruppi di “autocoscienza” del femminismo militante. Uno spazio caotico, ma traboccante passione e vitalità, che consentiva alle donne un insolito esercizio di libertà di parola. Lei, dalla piccola foto in cima alla pagina, rivolgeva alle lettrici il suo sguardo materno, non privo di una benevola sfumatura ironica, all’ombra di occhiali giganteschi che coprivano il faccino minuto. Presenza essenziale e poco ingombrante, autorevole e per niente autoritaria, la Gasperini lasciava divampare le discussioni epistolari su temi come verginità, civetteria, contraccezione, ribellioni generazionali e conflitti familiari, esprimendo con fermezza la propria opinione, vibrante e incisiva, senza mai pretendere di offrire la parola conclusiva, il verdetto finale. Nel 1950 Bianca Robecchi, laureata in lettere classiche e già sposata con Adelmo Gasperini, inizia su Novella la sua carriera giornalistica, scegliendo uno pseudonimo che opera solo un piccolo slittamento semantico rispetto al nome vero: Candida. Ma quando trasloca ad Annabella decide di abbandonare le simbologie della purezza, e vira decisamente sul versante opposto, firmandosi Brunella. In questo innocuo cambiamento sono contenute, in realtà, la sua poetica e la sua politica. La purezza, per le donne, ha per lungo tempo crudamente coinciso con la verginità, identificata socialmente dai segni del pudore e della modestia. La Gasperini vuole rovesciare il canone, mettendo sotto accusa le apparenze per esaltare i contenuti, e cioè la limpidezza di intenti, l’onestà dei sentimenti. All’esteriorità convenzionale dei modelli femminili contrappone la rivelazione dell’autenticità interiore, di un’innocenza profonda vestita di panni insospettabili. I personaggi dei suoi racconti sono sempre dei diversi (blandamente, ma scandalosamente, diversi) che nascondono una generosità e una moralità più vere. «È facile essere angeli quando se ne hanno l’aspetto e la voce, quando si hanno miti occhi azzurri e un dolce sorriso» (L’estate dei bisbigli, Rizzoli 1956); invece gli angeli di Brunella sono ragazze tenebrose di incerte origini, nonni anarchici e semi-alcolizzati, biondone svampite, adolescenti ostici e trasgressivi. La sua narrativa si mantiene ancora dentro i confini del romanzo rosa, allargando però l’inquadratura. I riflettori non illuminano più soltanto la coppia, ma anche gli amici, i parenti, il contesto sociale: al conflitto sessuale si affianca quello generazionale, il rosa si ibrida con il romanzo di formazione. L’amore diventa rito iniziatico, passaggio verso l’età adulta, e la crisi amorosa rappresenta l’imbuto per uscire dall’adolescenza. È uno scarto notevole rispetto al rigido isolamento del classico loveworld, l’universo chiuso del rapporto a due; qui ad essere messo in discussione è il mondo dei padri, l’organizzazione della famiglia borghese e la sua scala di valori. Quello di Brunella Gasperini è un riformismo lucido e prudente, che non punta a sovvertire l’ordine familiare ma a rifondarlo, attraverso un rinnovamento sostanziale dei modelli. La famiglia è il cuore pulsante della sua narrativa, un mondo elastico e onnicomprensivo in cui sentimenti e risentimenti si rapprendono e si espandono, in cui tutti vengono accettati, contenuti, riassorbiti. Per questo i migliori scritti della Gasperini sono quelli più scopertamente autobiografici, in cui racconta di sé, delle sue case e dei suoi animali, dei figli e degli amici dei figli. La serie diaristica (Io e loro. Cronache di un marito; Lui e noi. Cronache di una moglie; Noi e loro. Cronache di una figlia; tutti pubblicati da Rizzoli tra il ’59 e il ’65, e poi raccolti nel ’70 nel volume Siamo in famiglia) adombra con chiarezza la vera famiglia Gasperini, sia pure trasfigurata secondo il codice tipico dell’autrice. C’è un padre iroso e burbero, che prende pesantemente in giro soprattutto la moglie («la scrittora») e il figlio («il mentecatto») ma è profondamente legato al suo piccolo nucleo e lo difende da ogni attacco esterno. C’è la figlia seria, taciturna e sognatrice, il figlio ribelle che suona il sassofono («il piffero», secondo l’ironico genitore), e poi la carovana multicolore di parenti e amici. Ma soprattutto c’è lei, la madre, descritta così: «Raggomitolata sul divano nel suo mare di lettere sparse, coi cani ai piedi, i gatti in grembo, stormi di uccellini trillanti intorno alla testa, ha l’aria di essere sordomuta, come sempre quando lavora o fa finta». È l’immagine di una donna pensante, indipendente, eppure in misteriosa relazione di scambio affettivo con tutto quel che la circonda, siano animali, figli o lettrici. In questo cerchio amoroso ogni differenza, anche quella di specie, viene annulla- ta, come sarà evidente nell’ultimo libro della Gasperini, il più amato, Una donna e altri animali (Rizzoli ’78). Franco Cordelli, con calore partecipe, l’ha definito «un romanzo scritto (senza sapere e tuttavia sapendo) sull’orlo del precipizio: vi si narra di una malattia che l’autrice crede superata e che verosimilmente non lo era (la Gasperini morirà l’anno dopo a 61 anni). Un romanzo scaturito da un’ansia, dunque pieno come un uovo, germinale, di ubriacante fertilità». Tutti i dolori di una vita, anche quelli sempre taciuti (come la morte del primo figlio, un neonato che teneva in braccio quando fu travolta dalla folla in fuga durante un bombardamento) fermentano, ribollono, in questo libro dove «tutto pulsa, tutto corre», dove nascite e morti si susseguono e ogni avvenimento è «gridato ad alta voce, detto a mezza voce, sussurrato tra sé e sé». Resta il dubbio su quanto, in questa scrittrice abituata a sciorinare i panni in pubblico e a offrirsi in piena luce, ci sia di artificio utopico e consolatorio, quanto la mite, ironica Brunella abbia usato l’autobiografia come finzione più intima e personale che letteraria, ritoccando sulla pagina la propria immagine e la propria vita matrimoniale per averne, di rimando, un po’ di sollievo. Una sua collega, Giulia Oliosi, l’ha dipinta così: «Era riuscita a dare un’immagine di sé svagata, allegra e innocente che reggeva. Quanto a lei, che non era affatto svagata, né allegra, né particolarmente innocente, avrebbe retto a lungo allo stress di quel lavoro e di quell’ambiente, guadagnandosi un’ulcera di cui infine sarebbe morta».

Eugenia Roccella


martedì 2 agosto 2011

Ricordo di Brunella


Se ne è an­data così, in modo leggero, schivo, co­me era lei, Brunella Gasperini, tanto ri­servata quanto clamorosamente esplici­ta nel dire di se stessa, nel raccontarsi, in quello stupendo, ineguagliabile rap­porto che seppe creare con tutti, donne, uomini e adolescenti di diverse genera­zioni. Per un quarto di secolo ci ha ascol­tati e ci ha parlato, con una capacità di intuire situazioni e di leggere emozioni che ne fanno un caso unico nella storia della posta dei femminili. Leggeva ogni lettera, ne ricordava a distanza di tem­po i contenuti e persino la grafia, rico­nosceva immediatamente chi le aveva scritto altre volte. E chi si era conse­gnato in quello scritto riceveva da lei una risposta che sapeva creare, e que­sto ci ha sempre stupiti, un rapporto quasi fisico, sì un legame profondo di amicizia, e stima. Scriveva della sua vita piena di dolo­ri, di affetti perduti, di ribellioni, di lotte e di conquiste e quindi si proiet­tava nella nostra, senza mai prevarica­re, senza toni perentori, tollerante ed al tempo stesso fermissima nelle proprie opinioni. Questo è stato il tratto speci­fico della sua complessa personalità e del suo temperamento: la civiltà dei rapporti, la tolleranza non compromis­soria. Lei, antifascista, con quattro fratelli partigiani, con la giovinezza vissuta du­rante la guerra e un figlio che le morì tra le braccia durante un bombarda­mento, lei sapeva capire anche chi i­deologicamente le era nemico. In un rapporto dialettico che l'aveva fatta cre­scere e maturare insieme alle centinaia di migliaia di donne che a lei si erano rivolte. Con una straordinaria capacità di armonizzare il quotidiano, il privato, con gli aspetti che ogni individuo vive nel collettivo. Ma fermiamoci qui. Rimangono le sue pagine. Dove il dialogo con la vita degli altri ci può ancora accompagnare. Anche questo fa parte della sua ere­dità.

Luciana Omicini

Cominciammo ad amarla col nome di Candida

Ventidue anni fa. Era minuta e magrissima, come sempre. Aveva i capelli un po' sforbi­ciati e vestiva, in un modo un po' imprevedibile. La vedevamo poco, al giornale, che era Novella, assai prima che divenisse Novella 2000 e stava attraversando un periodo fortunoso e fortunato di tra­sformazione. Da giornale tradi­zionalmente dedicato alla nar­rativa si stava timidamente a­prendo a qualche nuovo inte­resse di attualità che strappas­se le ragazze e le donne d'allo­ra al puro svago di evasione per agganciarle alla quotidiani­tà, alla vita. In quel giornale, la rubrica di gran lunga più letta era la doppia pagina di Candida. E Candida era Bru­nella Gasperini, che firmava le risposte alle lettrici con quello pseudonimo, ereditato anni pri­ma da Camilla Cederna. lo cu­ravo redazionalmente quelle pa­gine e Brunella talora mi sgri­dava (ero una giovane redattri­ce inesperta) perché, quadran­do una bozza, le tagliavo una battuta. Mi sgridava per telefo­no perché, anche allora, viveva di telefono. Poi ci conoscemmo meglio. Parlavamo. Lei della casa sul lago, in Valsolda, la famosa ca­sa rossa che divenne quasi pro­tagonista di uno dei suoi ro­manzi, Le ragazze della villa accanto, la casa che veniva pe­riodicamente ridipinta da tutta la famiglia, amici compresi, im­pegnati in allucinanti domeni­che con scale, secchi di vernice e rulli da imbianchino. O della casa in città, nella quale il compagno della sua vita aveva costruito una libreria utilizzan­do delle cassette per la verdu­ra. O dei figli, o dei personaggi dei suoi romanzi: il famoso “ Carîsna” di cui s'innamora­rono tutte le sue lettrici, o il « terrone » immigrato a Mila­no dalle Puglie, così povero che mangiava pane e margarina ma suonava la tromba come un angelo, il ragazzo disperato del­le « Note blu » innamorato di una donna bionda che, ahinoi, aveva un passato. Eravamo agli inizi degli anni Sessanta e le sue storie, pur entro certi li­miti che imbavagliavano la nar­rativa per le donne, avevano un'aderenza alla realtà, una in­cisività di linguaggio, una ve­rità psicologica, un tocco legge­ro che le preservava dal perico­lo dei sentimentalismi, uno humour di tipo nostrano, ma sottile e caldo, immediato, sem­pre godibile. È di lei donna giovane, di lei scrittrice di romanzi che voglio parlare, ricordandola. Perché i suoi racconti di famiglia e i suoi romanzi avevano uno stac­co di qualità, rispetto alla co­siddetta narrativa rosa. Ripen­sandoli, sono un affresco della nostra giovinezza, della nostra quotidianità di allora, del no­stro modo ingenuo, integrale, colpevolizzato, drammatico e pur baldanzoso di calarci nelle emozioni, di vivere l'amore sempre con la maiuscola, per­ché così ci avevano insegnato, altrimenti che amore era. E Brunella, narratrice, criticava dall'interno questi e altri miti, gli faceva il verso senza però depauperarci mai di quei valo­ri profondi in mancanza dei quali ci saremmo sentite sgo­mente. Un lungo cammino an­che per lei, che è cresciuta in­sieme alle sue opere, insieme alle duecentocinquantamila let­tere ricevute, alle migliaia e migliaia di telefonate cui ri­spondeva con pazienza o bru­schezza, sincerità e compren­sione, con la voce commossa o la battuta tagliente. Di lei amavo, e condivido, la fiducia nella parola. Non si ar­rendeva mai quando pensava che la parola potesse analizza­re,chiarire, aiutare. Non era consolatoria, era lucida nel suo dire e nel suo scrivere. Aveva appreso dal dolore che solo la verità e la chiarezza rendono liberi interiormente, e a questo stimolava le sue lettrici sia ri­spondendo nella posta, sia nel­le sue storie. Quando mi regalò il suo ultimo romanzo, con una dedica schiva, dall'espressione tipicamente lombarda: « Alla Gabriella, con la mia amici­zia », mi accorsi che questo li­bro lei lo viveva, ormai stam­pato e licenziato per il mondo, come un figlio che aspettava venisse riconosciuto dagli altri. « Perché è diverso, capisci?, da­gli altri », mi diceva in lunghi colloqui che sono, veramente, i nostri ultimi incontri, « per­ché ci ho messo qualcosa che non saprei dirti ». Una profon­dità, una sprezzatura, una rab­bia che le erano consuete ma che, questa volta, erano giunte alla radice di sé. Si era conse­gnata, lei che confessava: « Non sono più capace di scri­vere se non in prima persona, non mi viene ». Sperava che la critica non la ignorasse come aveva fatto per tutti gli altri suoi libri. E que­sta volta le recensioni apparve­ro e furono positive e talora polemiche, ma bene, bene, pur­ché fossero. Non era il succes­so che rincorreva (e poi l'aveva avuto era notissima e i suoi li­bri si vendevano come pane) ma il riconoscimento che lei era qualcuno, benché donna, che con la penna viveva, si esprimeva, si realizzava. Il suo bisogno di esistere come scrit­tore. L'ultima volta che ci vedem­mo, poco prima di Capodanno, era felice. « Sai, sono in testa alla classifica di vendite col mio libro. Alla fine sono sem­pre i lettori che ti ripagano ». Appena in tempo.


Gabriella Magrini

LA SIGNORA DEL CUORE


Il divorzio non esisteva, la convivenza era uno scandalo, parlare di contraccettivi un reato che l'articolo 553 del codice penale puniva con un anno di reclusione e 400 mira lire di multa. Nessun giornale femminile aveva mai pubblicato la parola "utero". In compenso, i figli senza padre venivano comunemente definiti "bastardi", e "svergognate" e "ragazze perdute" ricorrevano nel lessico censorio. La donna che non si sposava (zitella) era una "spostata" e quella separata evocava d'istinto giudizi negativi e sinonimi dal sapore equivoco: donna anomala, disponibile, spregiudicata.
E' in quell'Italia di inizio anni Cinquanta che nasce il fenomeno Brunella Gasperini. E' una trentenne sposata e madre di due bambini piccoli che, scordata in un cassetto la laurea in lettere, a un certo punto decide di "fare qualcosa" e comincia ad inviare racconti ai giornali femminili. Il primo glielo pubblica Novella, il secondo Annabella. Sono storie di tenera e ordinaria quotidianità che contrastano con le trame passionali e drammatiche dell'epoca e che le valgono una immediata popolarità.


DUE SACCHI PIENI DI LETTERE


Sull'onda di quel successo approda alla POSTA DEL CUORE. Brunella va in redazione per ritirare le prime lettere e trova due sacchi pieni. E' un impatto esaltante, ma anche sconvolgente, con la realtà di un universo femminile che per la prima volta sembra materializzarsi con storie di sofferenze, ribellioni e inquietudini sommerse.
Le scrivono giovanissime e anziane, madri e figlie, mogli e amanti: si fidano di lei e Brunella non tradisce la loro fiducia. Denuncia, ríbellati, vivi la tua vita, chiedi la separazione, va a convivere, scrive.
Ora la casa editrice Baldini & Castoldi pubblica una scelta di quelle lettere e di quelle risposte, scritte tra il 1954 e il 1979: il volume si intitola "Più botte che risposte". (lire 26.000 pagg. 264).
Seguiranno "L'estate dei bisbigli" e altri cinque romanzi della Gasperini.
Il rapporto che Brunella intrattiene con le lettrici rappresenta la rottura con i tabù e le ipocrisie dell'epoca, ma anche la nascita di una nuova e ferrea morale: è bene tutto ciò che può renderci felici o sottrarci alla sofferenza, è male tutto ciò che otteniamo sacrificando la nostra dignità e il rispetto per gli altri.
Non tutti capivano questo. Le sue risposte erano di rottura anche quando esortavano alla sopportazione e alla rinuncia: vi furono sacerdoti che la contestarono (persino dal pulpito!) e benpensanti che le inviarono lettere di minaccia. Una volta finì addirittura in cronaca: ricevette un pacco che conteneva un ordigno esplosivo. Un'altra volta una sedicente "mamma amica" le inviò a casa una torta che conteneva un antiparassitario letale. Quello che molti non le perdonavano era anche l'ironia, dote a quei tempi non accreditata alle donne. Brunella aveva un senso dell'umorismo eccezionale, grazie al quale esorcizzava e superava i propri limiti. Se fu la prima giornalista-scrittrice ad affrontare i temi della tossicodipendenza, dell'aborto, dell'emancipazione sessuale, fu anche la prima a cogliere i lati comici della routine, dell'amore sacrificale, dei conflitti tra genitori e figli, delle prepotenze del marito-macho. Nelle sue lettere parlava spesso di se stessa, del suo matrimonio, dei suoi figli, dei suoi mille acciacchi: lo faceva con tenerezza e umiltà.
Ammettendo di essere una madre imperfetta e una moglie scomodissima.


UN MODELLO INIMITABILE


Dopo la sua morte, toccò a me ereditare su Annabella la sua rubrica. Per i primi mesi, la maggior parte delle lettere che ricevetti esprimevano grandi dubbi sulla mia capacità di potermi confrontare con lei. Furono i dubbi che mi accompagnarono per i quattro anni e mezzo di quell'esperienza. Sicuramente la più faticosa, perché dietro ogni risposta c'era un'eredità di rigore e di scrupolo unita alla certezza di inseguire un modello inimitabile.
Brunella di fatto è stata e rimane un fenomeno irripetibile. Sono passati 18 anni dalla sua morte e tante cose sono cambiate nella coppia, nella società, nelle leggi, nel costume. Oggi esistono le donne manager, le donne single, le amazzoni della libertà. "Separata" può essere il sinonimo di coraggiosa, le svergognate e i bastardi sono spariti dal lessico, si è finalmente acquisito che può esservi l'amante nobile e la moglie indegna.
E sono cambiate anche le lettere: si scrive ai giornali più per raccontarsi e avere conferme che per chiedere aiuto, forti di temerarietà e sicurezza che le interlocutrici di Brunella Gasperini non potevano avere. Eppure, rileggendo le sue risposte di allora, si prova una sensazione di straordinaria attualità. E le analisi più ironiche, le esortazioni più giuste sono quelle che ci ha lasciato lei. Noi donne siamo superiori al maschio, diceva, e per questo ci toccherà sempre abbozzare, scegliere, pagare... 

Maria Venturi

giovedì 28 luglio 2011

Brunella Gasperini. La rivoluzione sottovoce. su IBS

Raga', tutti mi dicono che la biografia scritta da Marina Tommaso "non si trova, non c'è più da nessuna parte", ma pare che su IBS sia ancora disponibile... vedete un po'...

mercoledì 27 luglio 2011

Ricordo di Brunella

   
Parlare con le donne, come ha fatto per tanti anni nelle sue rubriche, ha confinato per sempre Brunella nella categoria B. E questo e` stato il grave errore della critica ufficiale, la costante amarezza della sua vita: quella critica sussiegosa che, salvo pochissime eccezioni, ha accantonato il suo libro "Una donna e altri animali", un bestseller neppure apparso nelle classifiche dei giornali, un ritratto di donna di fronte alle intemperie della vita, un misto di ricordi, dolori, amore per il prossimo e per gli animali (ci sono pagine sugli amati cani, sui suoi compagni gatti, degne di Colette), fiorito di un felicissimo lessico familiare, sorretto da quella vena che non l`ha mai abbandonata, cioe` l`ironia condita da altrettanta autoironia. 
Cosi` non si erano mai sottolineati l`intrepida grazia di un altro suo romanzo, "L`estate dei bisbigli", e l`irresistibile humour di "Io e loro", "Lui e noi", "Noi e loro", piu` volte ristampati, tradotti in varie lingue e infine raccolti in un unico volume, "Siamo in famiglia", un buffo e patetico carosello (il suo) fatto di genitori, figli, amici dei figli e bestie, naturalmente. Ingiustamente l`etichetta di "scrittrice rosa" le era rimasta appiccicata da sempre. Mentre a cominciare dalle sue prime rubriche, il rosa non era mai stato il suo colore.
In pieno regime democristiano, inclinato a destra e filofascista, mentre le altre piccole poste parlavano dell`angelo della casa che arriva con la zuppiera fumante e quel buon profumo ristabilisce un accordo turbato, mentre le donne in crisi erano dirette verso il porto tranquillo della religione, e discutevano se il vescovo doveva stare a capotavola e a destra la padrona di casa, l`intrepida Brunella spingeva le donne fustrate, tradite, innamorate di un uomo impossibile, verso la totale autonomia, spiegando che vivere sole non e` una maledizione, e senza mai far prediche parlava del lavoro che da` la liberta`, della dignita` acquistata smettendo di correr dietro al fidanzato o al marito fedifrago.
Sempre indulgente con gli errori delle donne, lo era altrettanto coi giovani, approvando la loro ribellione ai tabu` tradizionali, incoraggiandoli a occuparsi di politica.
Sulle pagine spesso frivole e disimpegnate dei rotocalchi femminili, benche` talvolta guardata male dai direttori, lei fece la sua brava campagna a favore del divorzio e, prima di ogni altra, parlo` dell`aborto, mai suggerito o consigliato, pero` "meglio pensarci e non averlo un figlio non desiderato o di troppo".
Antifascista, consigliava di votare a sinistra, attacco` chi attaccava Valpreda, difese l`innocenza di Pinelli. Critico` tanto il contegno di alcuni papi come certe iniziative della chiesa spesso prevaricatrice: il suo ultimo pezzo era contro le posizioni retrive del cardinal Benelli.
Le scrivevano anche molti uomini, alcuni per rimproverarle le idee politiche, la solidarieta` coi ragazzi del 68, la non lapidazione delle adultere. Ma molte lettrici uscite per merito suo da un guscio asfissiante e che, sempre per merito suo, avevano orientato in modo dignitoso la loro vita, le diventarono amiche; erano madri di famiglia, ragazze e anche qualche prostituta (di una di queste, di grande bellezza e anche molto intelligente, fu poi testimone di nozze). Un solo rimorso in questo campo: una moglie disperata le aveva scritto che non ne poteva piu` della crudelta` del marito che la picchiava a sangue insieme ai bambini. Brunella le rispose di rivolgersi ai carabinieri: quella ci ando` e, subito dopo, il marito si vendico` ammazzandola.
Lavoratrice accanita, partecipe appassionata delle vicende delle sue interlocutrici, Brunella era spesso ammalata, ma ironizzava sempre quando parlava dei suoi mali, delle sue somatizzazioni di amarezze, inquietudini e stanchezza. Usava ripetere che lei, cosi` capace di rispondere agli altri, per quel che la riguardava mancava totalmente di buon senso, e in una famiglia difficile, folcloristica e anticonvenzionale, si lamentava di non aver mai raggiunto l`autonomia che suggeriva tanto alle sue lettrici.
Detestava quello che lei chiamava il "melo`", cioe` sospiri, lamenti e autocompassione: aveva la scrivania sormontata da grandi cartelli scritti da lei o dai figli che la prendevano in giro. Finche` scrisse anche il suo epitaffio:
Mettete le mie ceneri
sotto il mio gelsomino
e scrivete sull`urna:
viaggio` tutta la vita
intorno a un tavolo

Ma tutt`a un tratto lo trovo` un po` "melo`" e vi aggiunse:

Senza per altro combinare un cavolo.


Camilla Cederna

Prefazione a "Le note blu" (stralci)

Sono passati dieci anni dall`ultima volta che ho riletto Le note blu. Me lo ricordavo, eppure ho pianto moltissimo. E anche riso molto, naturalmente.
Se l`avessi detto a mia madre, se ne sarebbe come al solito stupita: non prendeva molto sul serio i suoi primi romanzi, anche se li amava ancora, segretamente.
   Era affezionata ai personaggi (quasi tutti presi dal vero: Renzo delle Note blu potrebbe essere uno dei suoi fratelli, che come lui erano alti, laconici e accaniti giocatori di rugby), ma trovava che le storie fossero troppo chiuse in certi cliche`, obbligatori in quegli anni. Lei ne ha demoliti molti: quello della ragazza perduta, diversa, "cattiva", ad esempio; qui Tannie è descritta con evidente simpatia, si è portati a mettersi subito dalla sua parte, a giustificarla. Ma c`era un cliche`che lei diceva di odiare, e da cui non si era liberata mai: quello che lei definiva il raggio di sole, la necessità di un lieto fine anche per una vicenda tragica come quella di Renzo.
   [...]
  Nel suo ultimo romanzo d`amore, il suo prediletto, Rosso di sera, c`erano moltissime lacrime, ma, controvoglia, si era rassegnata a infilarci anche la solita ragazza-raggio-di-sole. Tra l`altro, Rosso e Federica di Rosso di sera sono gli eredi di Renzo e Tannie di Le note blu: un ragazzo borghese scontroso e troppo sensibile, innamorato della musica e in lotta con la famiglia, e una ragazza molto più navigata di lui, con un passato ambiguo, molte nevrosi e molti sensi di colpa.
  Nelle Note blu il raggio di sole si chiama Mariolina ed è talmente buffa, insicura, confusionaria e disperatamente innamorata che è impossibile non amarla. Del resto il senso dell`umorismo e una certa apparente leggerezza sono sempre stati una caratteristica di tutta la nostra famiglia: e in particolare di mia madre, che ci ha insegnato che non c`è coraggio piu`grande dell`allegria.


Nicoletta Gasperini

rapidi "aggiornamenti" del sito

la serie di post che pubblicherò ora sono la trascrizione di materiali presenti sul sito da tempo per ricreare qui la pagina "hanno detto di lei"

domenica 24 luglio 2011

Ero io quella

Ecco qui trasformate le scannerizzazioni in un vero ebook! Buttate via le fotocopie e stampatevi questo, se volete :o)

domenica 10 luglio 2011

Grazie lo stesso

Eccolo qui, ho ritrovato la chiavetta in cui era memorizzato e finalmente è online :o)

mercoledì 4 maggio 2011

Le ragazze della villa accanto

eccolo qui nell'edizione del 1974 (che, ho controllato, è veramente diversa da quella originale); al solito, se avete problemi leggete bene qui

mercoledì 27 aprile 2011

nuovi libri

tadaaaaà...
tra poco arriverà la versione testo (basta fotocopie!!!!) di " Le ragazze della villa accanto" e... (rullo di tamburi...)
"Grazie lo stesso" che ancora non avevamo :o)

martedì 22 marzo 2011

nata il...

clicca per ingrandire
questo me lo ha fornito la gentilissima GraZia, a proposito, cliccateci sopra e troverete una sua pagina su Brunella...
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