lunedì 22 luglio 2013

Camilla Cederna sul Corriere (1994)


Corriere della Sera >Archivio > quella generazione cresciuta con Brunella





MEMORIE MILANESI DI UNA GRANDE CRONISTA

quella generazione cresciuta con Brunella

ricordo di Titti Robecchi, più conosciuta con il nome di Brunella Gasperini


Quando stavo in corso di Porta Nuova 15, mi divertivo a parlare con la Titti Robecchi che stava all'11, e ci separava soltanto uno stretto cortile. Suo padre era medico e lo vedevamo che in camice bianco stava curvo a guardare qualcosa col microscopio. Con la Titti ci scambiavamo oggetti dalle finestre, una gabbietta con dentro un grillo comprata lì sotto alla Fiera di Sant'Angelo, biglietti, palline e un giorno anche un uovo che arrivò là intatto. Tutto lì, ma, come si vedrà, la nostra amicizia ebbe altri sbocchi. Passano gli anni, e su Settimo giorno, fratello minore dell'Europeo, comincia una rubrica di consigli, bon ton e messaggi vari tenuti da una certa Leonora, descritta come "una dama vissuta alle corti d' Europa" con la quale ci si poteva confidare. La dama era esistita per due settimane, data l'età e l'artrosi, aveva dovuto smettere. Con chi rimpiazzarla? Con la Cederna, si decise, l'unica donna di una redazione di maschi, e pazienza se non si intendeva molto di bon ton e consigli sensati. Ed ecco che un giorno ricevo una lettera dalla Titti: "Cara Leonora, sono una ragazza laureata in lettere classiche e filosofia, e ho un problema. I miei genitori sono morti, e ad uno ad uno anche i miei fratelli se ne sono andati per un male misterioso (probabilmente sclerosi multipla); e quel che volevo dirti è che per la prima volta oggi sono caduta anch'io e ho paura. Mi piacerebbe molto scrivere da qualche parte. Potrei mandarti un paio di poesie". Firma e indirizzo. Naturalmente senza far capire che la conoscevo, le consigliai di non mandar poesie che eran sempre difficili da collocare, ma di provare con un racconto, un fatto vero o inventato. Arrivò dunque l'articolo e si capi' subito che la Titti la sua strada l'aveva imbroccata, al punto che dopo poco le affidarono una "piccola posta" su Annabella mi pare. E in venticinque anni rispose a circa 250.000 lettrici e lettori, e la sua è sempre stata la voce del coraggio e dell'anticonformismo. Cambiò il suo nome quando sposò un delizioso ex bancario, stufo marcio di fare il bancario, di cognome Gasperini, che l'aiutò ad armeggiare con la macchina, le offrì mille spunti. Titti gli diede due figli molto dotati per la musica. Il Gasperini divenne subito il Gamberini, protagonista di molti suoi racconti. Attraverso le sue risposte Brunella Gasperini visse venticinque anni di problemi giovanili, aveva capito il '68 ed è come se avesse scritto un grande romanzo di costume con tutte le norme di ogni generazione, problemi d'amore, sesso, politica, e via via tutto quello che andava cambiando, raccontato con la sua intelligenza di donna bennata, appartenente a una divertente famiglia composta oltretutto da amatissimi animali. Come pochi, lei sapeva cogliere e avvicinare amari fatti contrastanti, il ritardo delle pensioni ai poveretti per quella mai abbastanza biasimata burocratica lentezza, proprio nel giorno in cui onorevoli e senatori si erano aumentati lo stipendio. E se si scandalizza, non è tanto del seno nudo sulle spiagge ma dei tira e molla politici, del compromesso, degli intrallazzi, della bustarella, dell'evasione fiscale. Così la penso io e' un suo libriccino di coraggiosa denuncia e contiene la stangata ai ginecologi obiettori, per cui lei nutre disprezzo perché "sono quelli che portano le donne ad abortire in Svizzera, fingendo di ignorare la piaga dell'aborto clandestino". Una volta la vidi piangere, quando, rispondendo alla lettera d'una donna lessicalmente maltrattata da un orrido marito, gli consiglio' di rivolgersi alla polizia. La donna lo fece e lui l'uccise. E poi i romanzi, tra cui vendutissimi, tradotti in varie lingue e formati in film, come L'estate dei bisbigli, Rosso di sera, Io e loro, Lui e noi, Noi e loro. Nessuno fu mai capace di imitarla, morì a sessant'anni nel '79 e tutto quello che potei fare, durante una vacanza a Lugano, fu di andare a portarle un mazzo di roselline rosse nella sua casetta rosa in riva al lago (non quelle rose rosse altissime, forse battezzate Soraya che tutte e due avevano sempre detestato). Oggi ho parlato di lei perché nessuno la dimentichi e le voglia tutto il bene che le ho voluto io.


Cederna Camilla

Pagina 34
(4 settembre 1994) - Corriere della Sera

Nota di rossa: non sono riuscita a trattenermi e ho dovuto correggerlo, la versione originale la trovate, cliccando sul titolo, nell'archivio del Corriere.

L'angolo di Theddy: 3 (Agognate vacanze)

Lei era come al solito felice, da tempo aspettava con gioia questo invito. Da buona torinese non chiedeva (così le è stato insegnato: non chiedere mai...).
Io molto meno: sgridato e osteggiato durante l'ultima vacanza sul treno e in Svizzera. Temevo il ritorno.
E fra me pensavo: Possibile? ha solo questi amici che la invitano? in un paese dove mi guardano torvi?, dove non sono libero?. E' vero annuso, è vero appena vedo un po' di verde o muretti mi libero, è vero fermo col muso tutti quelli che incrocio passeggiando. Io non faccio distinzioni di razza, di vestiario, dì età; sempre solo nella speranza che si lascino leccare un po', e che mi accarezzino i miei riccioli d'oro.
Sono anche sempre profumato. Lei quando usciamo s'inonda di Chanel n.5, per me usa salviettine all'Aloe da 1 euro comperate al mercato...).
Timoroso ho dovuto andare e mi sono beccato:
A Lugano un tizio vestito come un principe Le ha chiesto: è suo questo cane? (temevo dicesse no l'ho appena trovato, non so di chi sia..., non si sa mai è meglio non fidarsi degli umani...)
Lei però mi ama e gli ha risposto: siiiiiii perchè? e l'uomo cattivo: non vede che ha fatto la pipì sul marciapiede?
Lei stringeva le labbra già sottili, dagli occhi fulmini e saette ma, essendo in un paese straniero divenne dolce, dolce e col sorriso rispose: oh!! mi scusi, ho l'acqua con me, pulisco subito.
Di sottecchi vide l'uomo impettito e felice d'averle fatto capire che a Lugano i cagnetti NON devono fare la pipì. Ritornò se stessa e piano gli disse: va fa un c.lo.
E pensò ancora una volta: Lugano non ci meriti.
Anche i cani non sono socievoli. Nel bosco mi sono festosamente avvicinato ad uno nero più o meno della mia taglia e lui ha pensato bene di ferirmi con i denti ad un occhio. Sanguinavo pure.. Allora una fata gentile mi ha dato una crema antibiotica. Mi ci sono voluti tre giorni per ritornare bello come prima.
Concludendo.
- in città sgridano
- nei boschi feriscono
che mondo è questo???
Però dagli amici i vizietti erano tutti per me, con mia somma gioia Lei è stata redarguida poichè mi dava la pappa troppo fredda.
E il cibo?, mica come a Torino:
- salame, arrosto, formaggio, carne tritata fresca, focaccia.
Al solo pensiero di tutte queste prelibatezze mi vien voglia di ritornare...
Grazie amici
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