domenica 23 ottobre 2011

L'articolo su Erewhon (2002)

La "Posta del Cuore" ai tempi di Internet (di Elena Rossi)


La posta del cuore. Detto così sembra arcaico, roba da signorine fine ottocento che conservano le lettere legate con nastri rosa. Da signore borghesi del secondo dopoguerra che confidano i loro problemi matrimoniali a Candida o a Donna Letizia - Candida, Letizia, già i nomi erano tutta una suggestione; ci sarà stata anche Serena?

Invece no. Se digitate "Posta del cuore" nella finestra di interrogazione di un qualunque motore di ricerca, le risposte sono nell'ordine delle migliaia solo in italiano. E ci sono ragazzi e donne mature, ma anche uomini e gay, ci sono personaggi illustri come Giuliano Ferrara e Anselma Dell'Olio, e illustri sconosciuti. Per la verità, la rubrica dei coniugi Ferrara, su Caffè Europa, non deve avere avuto molto successo, visto che l'ultimo intervento, dal titolo "Sulla possibilità di essere una coppia felice pur politicamente agli antipodi, sulle donne sgobbone nella fabbrica del matrimonio e ancora su Beautiful-Benigni" è del 1999.
Ancora attivi sono Cristina che risponde da Tuttofree.com,
Maribò da Donneinlinea, Maria, da Incontri del cuore, Antonella Viale daMentelocale, Franca Pinzoni e Doktor Love nel sito Doktorlove, Serena (eccola! l'abbiamo trovata) che risponde ai ragazzi di Fuori di Testa, Sole, dal portale In... Quadra, Marta Flavi per la rubrica "Affari di cuore" su Super Eva. Solo per citarne alcuni.



Non si chiama più "Posta del cuore", invece, la rubrica di lettere delle riviste femminili, ma non ce n'è una che non vanti la consulenza di scrittrici e giornaliste famose come Dacia Maraini e Barbara Palombelli, che scrivono su Io DonnaNatalia Aspesi per il Venerdì di Repubblica,Barbara Alberti per Amica, o giornaliste più legate al mondo dello spettacolo come Daria Bignardi (Donna Moderna) e Catherine Spaak(Vera).
Niente è cambiato, dunque: ci saranno sempre adolescenti che tengono un diario e un pubblico vario, ma soprattutto femminile, che si confida con una rubrica di posta. E Internet, con le infinite maglie della sua rete e la velocità della posta elettronica, non ha fatto che amplificare il fenomeno.

Eppure molto è cambiato, a saper leggere tra le righe. E solo a mettere insieme i milioni di lettere indirizzate ai giornali, si potrebbe ricostruire una storia delle donne del secolo appena finito, dei cambiamenti che hanno attraversato, dei pregiudizi duri a morire e dei venti di innovazione che le hanno spinte in avanti. Una "rivoluzione sottovoce", come la definisce Marina Tommaso in un libro dedicato a una delle protagoniste di queste storie epistolari, Brunella Gasperini [Marina Tommaso: Brunella Gasperini. La rivoluzione sottovoce, Diabasis, 1999].



Brunella Gasperini con i figli
Nicoletta e Massimo
Visto che il fenomeno, anziché esaurirsi, ha trovato nuovi canali per diffondersi, risaliamo allora agli inizi, a quell'Italia del dopoguerra che voleva scoprirsi più moderna e meno provinciale e diffondeva, insieme alle prime riviste femminili, un nuovo modello di donna.
E soprattutto parliamo di Brunella Gasperini, che questo nuovo modello ha contribuito a forgiare, aiutati dal prezioso lavoro di documentazione condotto da Marina Tommaso e da qualche vecchia fotografia trovata nella casa di San Mamete, dove Brunella trascorse gran parte della sua infanzia, e messe a disposizione dal nipote Emilio.

In realtà allora si chiamava Bianca, Bianca Robecchi. Fu poiCandida - uno pseudonimo ideato insieme all'amica Camilla Cederna - al suo esordio nella rubrica di posta di Novella 2000, nel 1952, e infine, adottando il cognome del marito,Brunella Gasperini, titolare del Salotto di Brunella sulle pagine di Annabella, poi diventato Ditelo a Brunella suAnna. Le lettrici più giovani non possono ricordarla, dato che è scomparsa prematuramente nel 1979, e forse troverebbero datati i suoi romanzi, ma almeno due generazioni di donne sono cresciute con i suoi consigli. Che dovevano apparire sensati e stimolanti, a giudicare da come la ricorda Lella Costa, ispirandosi a lei nel dare inizio a una rubrica di posta sulla rivista Dire fare baciare, che fu per poco più di tre anni il mensile di Smemoranda.
"Lei, la Brunella, di cognome Gasperini, aveva la sconcertante abitudine di pensare con la sua testa ma anche con quella dei suoi figli. Che erano due, un maschio e una femmina [...], e che vivevano più o meno le esperienze che vivevamo, allora, noialtri Gini e Micheli e Lelle varie.
Per questo la leggevamo anche noi (sempre sperando che le nostre genitrici ne traessero qualche utile insegnamento). Per questo ce la ricordiamo ancora, e ci manca."



Brunella (nella tinozza) al mare con la famiglia
Se pensate che stiamo parlando degli anni Settanta, un'epoca in cui forse più che in altre i giovani dovevano apparire come un esercito di mutanti alla maggior parte degli adulti, ha dell'increbidile che una piccola signora sulla cinquantina, scrivendo sulle pagine di un giornale come Annabella, si guadagnasse la fiducia degli adolescenti.
In realtà Brunella simpatizzava con la ribellione dei giovani contro l'ipocrisia e l'indifferenza di un mondo privo di valori; arrivò ad appoggiare la campagna per il divorzio e parlò con schiettezza dell'aborto, attaccando le posizioni reazionarie della Chiesa. Soprattutto, spingeva le donne a non sacrificarsi a un ideale di amore che le voleva sottomesse e sacrificate, ma ad appropriarsi della propria indipendenza mentale ed economica, a confrontarsi con il mondo del lavoro e con il sociale. E lo faceva con leggerezza e ironia, ma con un linguaggio schietto.

"Spensierata ma anche solida e combattiva" definisce Marina Tommaso la sua rubrica su Annabella. E individua uno spartiacque nel 1968,

"anno canonico entro una fase di radicali trasformazioni, durante la quale lo sguardo della Gasperini sembra affinarsi e diventare più lucido e combattivo, in una visione del mondo che è ideale e pragmatica insieme." 

Spesso Brunella si mette in disparte di fronte ai problemi posti da una lettrice, affidando alle altre lettrici il dibattito.

"Si trattava di un sistema attivo, il cui scopo non era quello di suscitare polemiche, ma di promuovere la crescita delle donne, facendo loro toccare con mano la molteplicità del reale, quindi l'impossibile riduzione della vita, con le sue sfaccettature, ad un prevedibile luogo comune."
Vengono così affrontate le questioni poste da una giovane signora orgogliosa della sua professione di insegnante e del suo ruolo di madre, in crisi con il marito che la accusa di scarse attenzioni nei suoi confronti. E' lo spunto per affrontare la complessità del rapporto donna-lavoro-famiglia.



Brunella (a destra) durante una recita


Brunella fu anche tra le prime a dedicare un'attenzione particolare al mondo dell'adolescenza, chiedendo - e ottenendo - già nel 1965 uno spazio riservato alle giovanissime lettrici, su un giornale destinato per lo più a donne mature. Alla diffusa carenza di educazione sessuale ("si può rimanere incinta per un bacio?"), Brunella risponde con tatto e precisione; dà spazio ai temi del rapporto con i genitori e con la scuola; affronta delicate problematiche riguardanti il denaro: è giusto o meno che una ragazza che lavora e vive in famiglia consegni tutti i suoi guadagni al padre?

C'è poi il tema universale dell'amore - quesiti non diversi da quelli che le adolescenti di oggi pongono su Internet: il primo amore, la differenza di età, la fedeltà coniugale... Forse più indicativi dello stile di Brunella sono due esempi che riguardano dubbi che possono apparire oggi "storicamente archiviati" (sarà poi vero?), ma che negli anni Sessanta, erano largamente diffusi. Il primo è quello che riguarda la verginità, o, come lo pone una lettrice che si firma Ossessione '64-'65, se "rivelare o no al proprio fidanzato e futuro marito di non essere più vergine". Brunella propone un salto ardito per l'epoca, mettendo in discussione anche la sessualità maschile e il concetto stesso di "purezza", che stimolerà un dibattito fecondo fa le lettrici, nel quale interviene anche qualche voce maschile.

Il secondo esempio riguarda una giovane moglie che soffre per il fatto di non avere figli e si sente umiliata all'idea che le altre mogli provino pena per lei. Qui la risposta di Brunella ci sembra particolamente moderna e coraggiosa. Reagendo con "aculei pungenti" alla pietà, le dice, ferisce solo se stessa, e, suggerendole di sopportare la sua pena con umiltà, conclude:

"... un giorno potrà anche accettare, con commozione e senza "vergogna" (ma quale vergogna), l'idea di adottare un bambino e amarlo come se fosse nato da lei."
E ancora, allargando il dibattito a tutte le sue lettrici:
"Ci sono comunque donne che riescono, anche senza figli, a crearsi una vita soddisfacente e piena (ne ho degli esempi davanti). O voi non credete sia possibile? Credete che un matrimonio, una vita, non possano essere felici o sereni, se non ci sono figli?"
Sottovoce come è vissuta, oggi Brunella Gasperini rimane un personaggio di sottofondo nella storia della narrativa e soprattutto in quella del giornalismo italiano, in cui merita un posto almeno alla pari con Colette Rosselli, scrittrice e illustratrice, moglie di Indro Montanelli, che teneva la rubricaDonna Letizia su Grazia.
A eccezione del lavoro citato, non ci sono altre monografie su di lei; la raccolta delle lettere pubblicate su Annabella, iniziata dalla stessa Brunella nel 1975, non è più reperibile ed esiste solo una selezione, pubblicata daBaldini & Castoldi nel 1997, intitolata Più botte che risposte. Sempre la Baldini & Castoldi ha ristampato anche alcuni dei suoi romanzi e racconti, fra il 1997 e il 2000, ma non tutti sono disponibili attualmente.

Pochi anche i siti internet in cui viene citata: una felice eccezione è il lavoro personale di un'ammiratrice, che, pur essendo alle prime armi come conoscenze informatiche, ha sentito l'esigenza di colmare questo vuoto. Il sito è intitolato Una donna e altri animali, come uno dei romanzi della Gasperini.
E' dalle sue pagine che prendiamo quest'ultima citazione, per concludere ricordando Brunella con le parole di una protagonista del giornalismo femminile di quegli anni, Camilla Cederna, che della Gasperini fu amica e ammiratrice. 

"Parlare con le donne, come ha fatto per tanti anni nelle sue rubriche, ha confinato per sempre Brunella nella categoria B. E questo è stato il grave errore della critica ufficiale, la costante amarezza della sua vita: quella critica sussiegosa che, salvo pochissime eccezioni, ha accantonato il suo libro "Una donna e altri animali", un bestseller neppure apparso nelle classifiche dei giornali, un ritratto di donna di fronte alle intemperie della vita, un misto di ricordi, dolori, amore per il prossimo e per gli animali (ci sono pagine sugli amati cani, sui suoi compagni gatti, degne di Colette), fiorito di un felicissimo lessico familiare, sorretto da quella vena che non l`ha mai abbandonata, cioè l'ironia condita da altrettanta autoironia."



Brunella - al centro, di spalle - con fratelli e cugini a San Mamete

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