martedì 6 dicembre 2011

Aspesi su Repubblica (1997) - Recensione a "Più botte che risposte"


PIU' RANDELLAVA E PIU' ERA AMATA ECCO BRUNELLA NOSTRA MAESTRA


Dilagano le poste, del cuore e dei cattivi umori, su ogni mezzo di comunicazione, da Internet alle pagine locali dei quotidiani, e infuriano emozioni aggrovigliate e scemenze disarmanti, incuneate tra Bicamerale e pedofilia, pensioni di anzianità e delitto all' università, forze armate e modauomo. Il cuore umano o disumano resta impassibile davanti alla frenesia degli eventi talvolta troppo truculenti per non essere smentiti qualche giorno dopo: magari la gente se ne commuove e si indigna un po', ma comunque sempre meno, tanto il giorno dopo ci sarà un' altra raffica di orrori così eccezionali da accadere quotidianamente.
Il cuore è primitivo, asociale, se ne frega degli altri e del mondo, si chiude nei suoi spasimi narcisisti, vive storie vecchie come il cucco, ma che paiono sempre nuove e uniche a chi le attraversa: il pianeta visto dall' informazione oggi sarà popolato da truffatori, torturatori, serial killer e puttanoni, ma, come si dice, al cuor non si comanda. Perciò la gente continua a innamorarsi non riamata, ad essere tradita e piantata, a dar pessime prestazioni a letto e a bramare la segretaria, a ricamare per giorni attorno a uno sguardo e a non dormire di notte a causa dalle pantofoline di piume di una sapiente seduttrice. Quando il sentimento trabocca e non si sa più dove metterlo, quando amici e parenti rifiutano orecchio e spazio o vengono ritenuti carogne, prima di affogare che si fa? Si scrive una lettera a una sbadigliante agony aunt, una zia dell' agonia, che può essere uno scrittore o un pediatra, una giornalista o una poetessa, una contessa o uno psicanalista, un attore o un sarto, una cartomante o uno che comunque ha bisogno di arrotondare lo stipendio. Si immagina l' immenso brusio delle disperazioni e dei dubbi, dei sensi di colpa e delle vendette che viaggiano in rete, per fax o per posta e si abbattono a montagne su centinaia di rubriche del cuore, tante come non ce ne erano mai state. Neppure nei tempi d' oro del Grande Rosa quando erano solo i femminili ad ospitare i lamenti dell' amore, e solo le donne a scrivere: perché allora gli uomini erano troppo virili per comunicare emozioni o addirittura provarle, e se tiravano il collo alla moglie per gelosia, si trattava di un gesto meno insano che confessare prima dello strozzamento, magari a Brunella Gasperini, le onde della propria disperazione. Di Brunella Gasperini, maestra assoluta e mai superata del ramo, Baldini & Castoldi ripubblica adesso stralci della sua combattiva corrispondenza con le lettrici di Annabella e Novella, con un titolo molto pertinente, Più botte che risposte, (pagg. 263, lire 26.000, uscito postumo nel 1981, in grande anticipo sull'invasione delle piccole poste) e una bella prefazione di Anna Del Bo Boffino. Il libro l' ha voluto Oreste del Buono, estimatore di quella scrittrice magrolina e appassionata di cui leggeva dagli anni '50 posta e romanzi. Toccava a lui consolare Giorgio Scerbanenco, che teneva una sua posta del cuore sullo stesso giornale di Brunella firmando Adrian, ed era geloso di lei che riceveva tante più lettere di lui. Di Brunella, che si firmava anche Candida, Del Buono ha cominciato a ripubblicare pure i romanzi, che le lettrici divoravano a puntate sui femminili: L' estate dei bisbigli, del 1956, sta avendo grande successo e a Linus una folla di nuove giovani lettrici scrive lodandolo. In autunno usciranno Una donna e altri animali (1978, scritto un anno prima di morire) e I fantasmi nel cassetto (1970) che colpirono al cuore le donne rassegnate e escluse poco prima e mentre il femminismo politico risvegliava le più preparate e ribelli. Anche Silvia Vegetti Finzi, docente di Psicologia dinamica all' Università di Pavia, ha una rubrica di posta con le lettrici su Io donna, il supplemento femminile del Corriere: è tuttora appassionata di stampa femminile "perché è una spia del pensare delle donne, mentre io mi occupo di maternità, fantasie e vissuti femminili, in modo maschile". Appena sposata, laureata da poco, era un' accanita lettrice delle risposte di Brunella a donne sempre più inquiete e ansiose che non ne potevano più del loro marito così diverso da quello sognato e della prigione della loro vita casalinga e sommessa, ma non osavano uscirne, affrontare la fatica dell' autonomia. Dice Vegetti Finzi che "Brunella era infiammata da una grande passione civile, voleva fare delle sue querule lettrici delle cittadine conscie dei diritti e dei doveri: voleva strapparle al grigiore oppressivo degli anni '50, voleva che la finissero con la rincorsa all' amore sublime, con la sottomissione a un ideale di sacrificio e cancellazione". Nella folla di esperti del cuore, ce ne è oggi qualcuno del suo valore? "Nella società attuale l'educazione non è più possibile, perché mancano i valori cui riferirsi, manca ogni passione civile: certo sono cambiate anche le persone che scrivono, sono informate, senza ingenuità, è difficile rispondere senza deludere. In comune con le donne di allora c'è forse ancora l'inestirpabile ideale del grande amore che non smettono mai di inseguire". E' vero, Brunella Gasperini dava più botte che risposte: si arrabbiava, si indignava, si scoraggiava, sgridava, spronava: sfuggiva il bon ton dei sentimenti, affermava la sua laicità, la sua assenza di moralismi, si schierava. E più randellava, più era amata, più le donne le scrivevano in cerca proprio delle sue sferzate in cui sentivano il suo autentico affetto, il suo desiderio di aiutarle ad uscire dalla confusione e dalla rassegnazione. Così nel mare di melensaggini, finta obiettività, menzogne, minacce, clericalismi e fondamentalismi che invase la stampa femminile ma anche quotidiana negli anni Settanta attorno al tema dell' aborto, la posta di Brunella divenne un luogo di battaglia civile. La maggior parte delle donne le scrivevano contro la legalizzazione dell' aborto e lei, indomabile, senza alcuna cautela, spiegava ogni volta perché lei invece era fermamente pro, apostrofando magari la sua interlocutrice con: "Signora, signora, ma cosa sta dicendo?... C'è da impallidire al pensiero che con la sua 'pigrizia', il suo 'disinteresse', la sua dichiarata disinformazione, lei è un' insegnante...". Un' altra guerra fondamentale Brunella la condusse contro l' ignoranza sessuale. Alla ragazza che nel 1967, in piena rivoluzione sessuale, le scrive di aver subito acconsentito alla 'prova d' amore' per non perdere il ragazzo, Brunella perde la pazienza: "Davanti a certe lettere, cosa si può fare? Una crede di aver fatto qualche progresso, di aver sia pure minimamente contribuito, in tanti anni di battaglie in buona fede, a un passettino in avanti dell' emancipazione femminile; poi riceve una lettera cone questa e le viene da piangere...". Memorabile la sua risposta nel 1978 a una certa Marilena, che si ritiene frigida: non prova il 'vero' orgasmo, quello vaginale, perché, le ha detto il medico, si è purtroppo abituata a quello 'finto' , cioè clitorideo.
L' argomento è tuttora spinoso, figuriamoci vent' anni fa: e capita anche oggi che nei sondaggi (ma anche nel libro di confessioni Le padrone del vapore raccolte dall' avvocato gaudente Augusto Bianchi Rizzi) uomini e donne facciano gran confusione. E Brunella, sintetica, lapidaria, sincera, ha finalmente il buon senso di affermare che il piacere "parte sempre e solo dal clitoride". E che "l' orgasmo non è una lepre" da rincorrere affannosamente, non è un esame da superare, non deve essere "un' attesa sfibrante, un angoscioso sforzo". E giù botte salutari su tutte le lamentose. All'infelice per amore: "Cosa vuoi da me Giovanna? Un filtro magico?"; all'aspirante suicida: "Su, Sandra, smetta di frignare a vuoto e si metta in cammino". Alla moglie stufa di essere perfetta: "Chi glielo fa fare? Sgobbi di meno, sia meno 'modello' in tutto, meno inesorabilmente perfetta, premurosa, fedele e tuttofare". Alla sposa ansiosa di maternità: "Io? Non sono un medico, non sono una maga, non sono un fertilizzante. Tutto quello che posso fare è arrabbiarmi...
Un po' di pazienza per piacere". 


06 luglio 1997 — pagina 32 sezione: CULTURA

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