Autodeterminazione 1978-2011
Brunella Gasperini, scrittrice e giornalista milanese scomparsa nel 1979, per circa 25 anni tenne sulla rivista “Annabella” una pagina di colloqui, seguitissima dalle lettrici, e anche dai lettori che forse un po’ superficialmente, e sbrigativamente, si potrebbe etichettare come posta del cuore…
Negli anni immediatamente precedenti l’approvazione della legge 194 che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza, a fronte dei circa tre milioni di aborti clandestini l’anno e della forte, continua e appassionata mobilitazione delle donne, anche il tema dell’aborto irruppe tra le pagine dei settimanali femminili borghesi, tra ricette e consigli di bellezza e abbigliamento, divenne così oggetto di accesa discussione, spesso di scontro, e soprattutto fu, finalmente, nominato.
Aborto. Di aborto si muore, dicevano le donne.
Riproponiamo, grazie ad una amica, e compagna, che ha conservato i numeri di Annabella, in particolare quelli usciti tra il 1976 e il 1978, alcuni stralci delle risposte, anche decisamente scomode, di Brunella Gasperini alle lettere delle lettrici che affrontavano l’affaireaborto: le condividiamo con voi, sottolineandone, come sempre, l’attualità.
“… nessuna fa una campagna per l’aborto, semmai una campagna contro l’aborto clandestino. La campagna per l’aborto è stata fatta per anni da altri: da quelli che hanno proibito i mezzi anticoncezionali, portandoci alla media attuale di quasi tre milioni di aborti l’anno; una realtà che hanno favorito e contro cui oggi scagliano strali. La coerenza!… occorre insegnare alle donne a prevenire l’aborto con sicurezza e senza paure, a prender coscienza del proprio corpo: come proteggerlo, come difenderlo. I consultori regionali hanno anche e soprattutto questo scopo…”
risposta ad Antonia, 1976
“… non posso accettare il discorso non è della nostra vita che decidiamo ma di quella di un’altra persona, primo per me un embrione non è una persona, non è neanche una vita come io la intendo, ma qui si potrebbe discutere per ore sul concetto di vita, secondo mi sembra meno rischioso e meno egoista sopprimere un embrione che mettere al mondo, in questo mondo, una persona, quella sì, non desiderata…”
risposta a Piera, 1976
“… non sono neanche d’accordo sul fatto che sia l’embrione la parte maggiore in causa. Io penso, scusami, che la parte maggiore in causa sia la madre e sia pure le più vulnerabile, anche se non la più innocente. Ma è questione di opinioni!…comunque la tua conclusione è che aborto equivale ad assassinio, ma poi ammetti che la donna che abortisce non è quasi mai un’assassina. Ma la donna che uccide un figlio cresciuto, un figlio bambino, un uomo è considerata da tutti un’assassina sempre. O no? Non ragioniamo in astratto!…”
risposta a Maria, 1976
“… comunque io penso che i vescovi abbiano tutti i diritti di invitare i loro fedeli all’obiezione di coscienza, quello che non avrebbero il diritto di fare sarebbe invitare la gente a una crociata contro una legge dello Stato italiano… personalmente quello che mi preoccupa a questo punto non è tanto la posizione dei vescovi, quanto quella dei medici. Sono convinta che molti medici siano sinceri obiettori di coscienza e come tali li rispetto, ma riesce difficile, davanti a certi esempi, evitare il sospetto che in diversi casi l’obiezione nasca da altre meno nobili zone. L’aborto clandestino rende, l’aborto legale non rende, non interessa…”
risposta a un lettore anonimo, 1978
“…la cosa triste, e che veramente mi deprime, è che lei, come molti altri, sembra identificare onestà moralità e amore con dottrina cattolica, dando per scontato che chi non professa la dottrina cattolica non è onesto, non è morale, non ama il suo prossimo. Il che è tipico della sua formazione. Non della mia…”
risposta a Maria Pia, 1978
“… sono fieramente contro l’aborto clandestino, con tutte le brutalità e le speculazioni che comporta. Una regolamentazione in proposito servirebbe quanto meno a diminuire, se non a cancellare, l’inciviltà e l’ingiustizia di certe pratiche. Tu pensi che la regolamentazione favorirà l’aborto? Io no. L’aborto non è mai piacevole per nessuna donna, per molte è un grave trauma fisico e psichico. Se una donna decide di abortire ha i suoi motivi e posso assicurarti, anche in base alla mia esperienza professionale, che se decide di abortire abortirà comunque, legge o non legge, salute o non salute, rischio o non rischio. Mi sembra abbondantemente provato, o non ci basta ancora?…”
risposta a Berti, 1978
Posted in aborto, autodeterminazione, consultori, contraccezione, corpi, pensatoio,personale/politico, rubriche, storie di donne.
– 10/12/2011
5 Responses
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Ottimo post, venite a trovarci.
grande brunella.
Dopo anni: l’educazione (anche se mancante nelle scuole quella sessuale, preferendole quella religiosa), la conoscenza e l’emancipazione in parte qualcosa hanno fatto, per evitare il problema, ma non così tanto da avere le informazioni necessarie, per esempio sugli anticoncezionali (invece assistiamo alla messa in onda di pubblicità che reclamizzano sistemi per avere figli, visto il calo demografico che non è comunque imputabile all’aborto, piuttosto che pensare che servirebbero anche come prevenzione per le malattie trasmissibili, sulle quali ormai si tace pubblicamente….), e con ancora la maggior parte dei medici obiettori (che lo sdiventano se possono trarne privatamente profitto)!
(credo che la Gasperini sia stata la prima scrittrice femminista che m’é arrivata tra le mani – ci pensavo un po’ di giorni fa, che avrei voluto scrivere un post su Due donne da buttare, un libro suo che per me é stato fondamentale)
grazie!