mercoledì 21 marzo 2012

Ricordi in rete: Giuseppe Vezzoni su "Rosso di sera"

Letture al Mediceo: Rosso di Sera la scelta della Libera Cronaca

Seravezza – Stasera, alle 21, al Mediceo di Seravezza, ci sarà l’evento delle letture di brani liberamente scelti da alcuni lettori che sono stati invitati dall’Istituto Storico lucchese - sez.Versilia Storica - a partecipare e ad interpretare con la loro preferenza letteraria la serata di lettura che ogni terzo giovedì del mese si organizza al Mediceo. Anche la Libera Cronaca sarà della serata. La scelta è stata quella di leggere alcuni passaggi iniziali e la pagina finale del romanzo “Rosso di Sera” di Brunella Gasperini, edito Rizzoli 1964 e ristampato nel 1981, due anni dopo la morte dell’autrice Bianca Robecchi, che firmava le sue opere appunto con lo pseudonimo di Brunella Gasperini.
Il romanzo è ambientato nel 1963 e già nella storia dei personaggi si avvertono i prodromi del Sessantotto, con le sue liberazioni, ribellioni e lo squarcio verso un volo liberatorio dei giovani dai cancelli della famiglia e del sentire, alle esperienze delle piazze e delle strade dei figli dei fiori, i capelli lunghi, i calzoni a campana. On the Road di Jack Kerouac. Tempo del Piper e della voglia di essere anticonformisti. Ma sopratutto fu un periodo di aperta ribellione alla guerra, alle bombe al naplam, alle bare coi corpi dei marines che rimpatriavano dal Vietnam. della voglia di abbracciare e conoscere l’amore, libero da pregiudizi e da impedimenti dettati da convenienze da commistioni fra censi sociali diversi. La storia di Rosso, così era chiamato da tutti il liceale Gianluca, che è resta più impressa ma da un lavoro che vuole augurare che i giovani d’oggi ritrovino quella spinta interiore di mezzo secolo fa che cambiò la società attuale, ingiusta e sfruttatrice sopratutto dei giovani. La storia di Rosso, così era chiamato da tutti il diciottenne liceale Gianluca, si svolge nella quotidianità di una città di provincia impicciona e falsamente perbenista, schematizzata e additante di coloro che uscivano dalle righe ma alla fine erano loro i personaggi più veri e umani che impersonavano le prime avvisaglie del cambiamento, Rosso non vuole stare negli schemi della famiglia, suona il free jazz , studia poco ed ha col nonno anticoformista e alcolista, la macchia nera della famiglia del figlio primario dell’ospedale, un rapporto privilegiato. Il suo fuggire dall’abitudinario ferreo famigliare lo porta ad incontrare Federica, una diciasettenne con grossi problemi per un passato famigliare travagliato e di collegio, controllata e segregata in una villa per la sua ipersessualità da cui cercherà inutilmente venirne fuori attraverso l’amore nutrito per Rosso, quest’ultimo però incapace, dopo averlo scoperto, di superare il tradimento compiuto dal cedimento ninfomane di Federica. Si affianca a questo amore la figura della sedicenne di Giovanna, completamente diversa da Federica, della quale diventa amica e si spende affinché Rosso ricuci e torni a (ri) frequentare Federica. Il ragazzo è preso nel mezzo, la ferita lo stordisce mentre lo sguardo su Giovanna si fa più attento. Con lei ritrova la spensieratezza della gioventù, la voglia di suonare la tromba e il basso tuba, esibirsi al Liceo Show, ma Federica gli è entrata terribilmente nelle viscere. Lei gli chiede di metterla alla prova con quei 20 giorni di vacanza al mare che Rosso andrà a trascorrere con la sorella. Il distacco si fa duro anche per Giovanna, che a favore di Federica non se la sente più di rinunciare all’amore che anche in lei inizia a nutrire per Rosso. Il ragazzo è raggiunto da due lettere. Federica e Giovanna gli scrivono. Deve scegliere. Rosso ritorna dalle vacanze e va alla legnaia della villa dove Rosso e Federica la sera si incontravano. Il ricordo di aver visto Federica accompagnata ad un uomo in tuta celeste sotto l’olmo è qualcosa insuperabile per Rosso, anche se lei è riuscita durante la vacanza a stare lontana da un uomo, a resistere alla sua morbosità sessuale. Rosso ha in animo di chiudere quel tormentato rapporto, ma vuole farlo con parole che non feriscano a morte Federica. Vuole continuare ad incontrarla, ma in amicizia. Ha paura dell’amore che la ragazza ha provato e prova solo per lui. Federica capisce che non sarà lei la scelta di Rosso, ma lo implora di non pronunciare l’addio. Lo scongiura di non soffrire e di allontanarsi senza guardarla, di saltare quel muro al di là del quale Rosso sa che avrebbe ritrovato la sua spensierata gioventù ma che al di qua di esso Rosso ha conosciuto la prima fragranza del bacio con Federica: il primo bacio il cui sapore non può essere dimenticato. Federica, con la morte del cuore per l’amore perduto si suicida gettandosi nel greto del fiume che scorre a perpendicolo della legnaia. Rosso sente l’urlo e corre verso il fiume. Chiama inutilmente Federica che giace distesa sulla ghiaia in quel vestito bianco, lo stesso che Rosso aveva visto sotto l’olmo accanto all’uomo con la tuta blu. Rosso va all’università. Non si iscrive alle facoltà umaniste, aborrite dal padre primario ma amate da lui, che con i versi poetici di Neruda aveva ammantato il rapporto con Federica. Rosso frequenta la Facoltà di psichiatria, vuole capire. Ritorna nella sua città di provincia l’estate dopo. Va sul ponte a sentire la voce del fiume, presso quel muro. Rincontra Giovanna e ritrova con lei la voglia di sentirsi un ragazzo, scorazzare coi motorini, fare cagnara d’infermo al Liceo Show, ritrovare e bere insieme agli amici, suonare il basso tuba, Ma la notte, quando "fuori/ le punte del cielo/ scintillavano / come pietre magnetiche / e l’odore della legna / mi toccava il cuore / con dita /come di gelsomino / come di alcuni ricordi", la domanda è sempre quella: Federica, sei tu?
Rosso non voleva dimenticare la prima fragranza di un amore che ha voluto disconoscere per non dimenticarlo mai. Quella siepe di gelsomino resterà la finestra del suo cuore: da essa ha visto il tradimento ma ha scoperto la disperazione infinita dell’amore.

Giuseppe Vezzoni - Addì 17.2.2011

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